TITOLO: DEI
DELITTI E DELLE PENE
AUTORE: Cesare
Beccaria
CASA
EDITRICE: Tascabili economici Newton
N.
PAGINE: 98
VALUTAZIONE:
4/5
“Consigliato a chi ha voglia di
leggere un libro che ha dato
avvio al diritto moderno. Un uomo che credeva in una legge più umana. Molto
interessante!”.
TRAMA:Pubblicato
in forma anonima nel 1764, "Dei delitti e delle pene" di Cesare
Beccaria rappresenta una tappa essenziale nell'evoluzione del diritto
sostanziale e processuale penale, tanto da far considerare il suo autore uno
dei fondatori della scienza della legislazione. Seguita in questa edizione dal
famoso Commento di Voltaire, l'opera viene presentata da Roberto Rampioni, noto
avvocato penalista italiano. Il merito di Beccaria consiste nell'aver
condensato in modo organico e completo in questo piccolo rivoluzionario
opuscolo tutte le critiche maturate nell'alveo del pensiero illuminista contro
gli eccessi e gli orrori del pensiero inquisitorio del tempo, in particolare la
tortura e la pena di morte. Le cronache giudiziarie dei nostri giorni ci
rendono consapevoli della straordinaria attualità dell'insegnamento
autenticamente "liberale" di Beccaria.
RECENSIONE:L’illuminista
Beccaria nel 1764 pubblicò, in forma anonima, la sua opera più importante,
considerata una delle prime che dettero avvio al diritto moderno. Tradotta due
anni dopo in francese raggiunse la fama Europea e non solo. Beccaria con “Dei
delitti e delle pene” analizza il sistema giudiziario vigente andando ad
analizzarne in maniera sintetica i vari difetti, proponendo dei fini e dei
mezzi più validi per raggiungere lo scopo. Analizza la giustizia in maniera
dettagliata andando a indagare e dimostrare quanti innocenti possono essere
vittime di una parola. Pone l’accento sulla tortura che è commessa su chi non è
ancora reo, visto che la sentenza non è stata ancora emessa e tocca poi uno dei
motivi che hanno reso quest’opera così famosa, ovvero la pena di morte, con
queste parole: “Parmi un assurdo che le leggi, che sono l’espressione della
pubblica volontà, che detestano e puniscono l’omicidio, ne commettono uno esse
medesime, e, per allontanare i cittadini dall’assassinio, ordinino un pubblico
assassinio”. Beccaria è diretto, chiaro e deciso. “Volete prevenire i delitti?
Fate che le leggi sian chiare, semplici, e che tutta la forza della nazione sia
condensata a difenderle, e nessuna parte di essa sia impegnata a distruggerle”.
Evidenzia il rapporto fra il delitto e la pena, una pena che deve essere certa,
chiara e commisurata al giusto delitto. “Il fine dunque non è altro che
d’impedire il reo dal far nuovi danni ai suoi cittadini e di rimuovere gli
altri dal farne uguali”. Quello che ho trovato in quest’opera è l’umanità, la
chiarezza e l’intenzione di trovare soluzioni valide e applicabili. Importane è
il lavoro che ha fatto sulle interpretazioni delle leggi, l’importanza
dell’educazione e la tutela degli innocenti. Molti autori hanno tratto
ispirazione da quest’opera per realizzarne delle loro. Il linguaggio e la
scrittura utilizzati sono quelli del tempo. Alla fine dell’opera si trova il
“Commento di Voltaire” che non aggiunge niente a quello che è stato già detto,
ma che ne da una sua interpretazione più “pratica” andando ad analizzare
sentenze realmente accadute. Una curiosità che non sapevo è che Beccaria è il
nonno materno di Alessandro Manzoni. Un’opera che fanno ancora giustamente
studiare all’università e che consiglio a tutti. Beccaria provò a gettare le
basi per il futuro giuridico e qualcuno i suoi consigli li ha seguiti. Buona
lettura!