TITOLO: LA RAGAZZA DEL TRENO
CASA
EDITRICE: Piemme
N.
PAGINE: 306
“Consigliato a chi ha voglia di
leggere un buon thriller, zeppo di bugie, tradimenti, dubbi e molto
alcol. Le protagoniste non sono proprio delle simpatie, ma l’autrice dopo un
inizio un po’ lento saprà conquistarvi”.
TRAMA:La vita di Rachel non è di quelle
che vorresti spiare. Vive sola, non ha amici, e ogni mattina prende lo stesso
treno, che la porta dalla periferia di Londra al suo grigio lavoro in città.
Quel viaggio sempre uguale è il momento preferito della sua giornata. Seduta
accanto al finestrino, può osservare, non vista, le case e le strade che
scorrono fuori e, quando il treno si ferma puntualmente a uno stop, può spiare
una coppia, un uomo e una donna senza nome che ogni mattina fanno colazione in
veranda. Un appuntamento cui Rachel, nella sua solitudine, si è affezionata. Li
osserva, immagina le loro vite, ha perfino dato loro un nome: per lei, sono
Jess e Jason, la coppia perfetta dalla vita perfetta. Non come la sua. Ma una
mattina Rachel, su quella veranda, vede qualcosa che non dovrebbe vedere. E da
quel momento per lei cambia tutto. La rassicurante invenzione di Jess e Jason
si sgretola, e la sua stessa vita diventerà inestricabilmente legata a quella
della coppia. Ma che cos'ha visto davvero Rachel? Nelle mani sapienti di Paula
Hawkins, il lettore viene travolto da una serie di bugie, verità, colpi di
scena e ribaltamenti della trama che rendono questo romanzo un thriller da
leggere compulsivamente, con un finale ineguagliabile. Decisamente il debutto
dell’anno, ai vertici di tutte le classifiche.
RECENSIONE:La
vita di Rachel sta andando a rotoli, ancora legata al suo passato, di cui non
riesce a liberarsi, vive nella menzogna e "naviga" nell'alcol. Le
uniche soddisfazioni della sua vita, al momento, consistono nel chiamare e
disturbare il suo ex-marito, ormai risposato con Anna, e guardare ogni giorno
dal finestrino del treno. Aspetta sempre che il treno rallenti, in un punto
particolare, per potersi godere lo spettacolo e tenere d'occhio la coppia della
villetta accanto alla sua ex casa. In loro cerca quello che non può più avere,
finché un giorno proprio da quel finestrino vede quello che non avrebbe mai
voluto vedere. Paula Hawkins ci presenta un thriller interessante, con un
inizio davvero molto lento, tanto dal chiedermi se abbandonarlo o meno, per poi
invece continuarlo e ricredermi. Le tre protagoniste dei tre diari non sono
proprio un bel trio. Rachel è una donna distrutta che beve così tanto da
arrivare al punto di dimenticarsi le propri azioni; Anna è una donna che dopo
aver rubato il marito ad un'altra, sta vivendo la maternità e la sua nuova vita
non proprio al meglio ed infine Megan, bella, malinconica e sempre alla ricerca
di "altro" al di fuori dal matrimonio. Tre donne, tre vite ed un solo
finale. Sinceramente tutte non molto simpatiche e per me è stato impossibile
preferirne una all'altra. "La ragazza del treno" è un libro che
vi coinvolgerà, a volte vi disgusterà ma sicuramente non vi lascerà
indifferenti. Lo stile è da migliorare, ma con un esordio così, l'autrice è già
a un buon punto e sicuramente sentiremo ancora parlare di lei.
TITOLO:
SO DOVE SEI
AUTORE: Claire
Kendal
CASA
EDITRICE: Garzanti
N.
PAGINE: 325
VALUTAZIONE:4/5
“Consigliato a chi ha voglia di leggere un bel thriller psicologico che va ad
affrontare un tema di cui si parla molto: lo stalking”.
TRAMA: È lui. Ancora lui. Sempre lui. Clarissa lo sa.
Non c'è bisogno di ascoltare la segreteria telefonica. Di leggere l'ennesimo
messaggio che lampeggia sullo schermo del cellulare. Di scartare i regali che
continuano ad arrivare, indesiderati. Il suo volto, i suoi occhi sono
dappertutto: qualsiasi cosa lei faccia, lui la sta guardando. Nulla, dopo
quella notte, è più come prima. Quando Clarissa ha accettato di uscire a cena
con Rafe, un collega dell'università, l'ha fatto un po' per cortesia, un po'
per svagarsi. Mai avrebbe immaginato che quelle poche ore potessero stravolgere
la sua esistenza. Soprattutto perché lei, di quella notte, non ricorda più
nulla. Ma da allora qualcosa nel comportamento dell'uomo è cambiato, è sempre
più assillante. Lo spazio intorno si è come svuotato, lasciandoli
pericolosamente soli. L'unica via d'uscita sembra venire dalla convocazione a
far parte della giuria di un processo. Clarissa deve isolarsi dal mondo esterno,
rendersi irreperibile, negarsi a ogni contatto. Al sicuro tra le mura del
tribunale, si sente protetta, riesce addirittura a farsi degli amici. Ma
l'illusione dura poco. Rafe riesce a raggiungerla anche lì. E man mano che il
caso su cui è chiamata a esprimere il proprio giudizio comincia a mostrare più
di una somiglianza con quanto sta vivendo in prima persona, Clarissa si rende
conto che se vuole liberarsi dalla paura deve controbattere colpo su colpo.
RECENSIONE: " E' assurdo che io pensi di poter fare una cosa normale come
andare in un negozio vicino al tribunale. E' stupida la mia smania di respirare
aria fresca, solo per qualche minuto, di andare e tornare a piedi. Sono sciocca
a rifiutarmi di rinunciare ai gesti comuni." Nella vita di Rafe esiste una
sola persona a cui lui dedichi tutte le sue attenzioni, tutti i suoi istanti di
vita, tutti i suoi pensieri,
continuamente. Penserete che Clarissa è veramente una donna molto fortunata,
senza volerlo è riuscita ad attirare l'attenzione di un uomo rispettato, un
docente universitario; una persona a prima vista molto affidabile,
insospettabile, ma spesso proprio dietro a questo "quadro" si ritrova
la persona che non vorresti aver mai conosciuto...Claire Kendal con il suo
"So dove sei" ci racconta quello che molte donne (ma ultimamente
anche gli uomini) hanno o stanno ancora subendo. Come forse avrete capito,
questo libro parla di stalking e Clarissa si ritrova a dover affrontare
continuamente le attenzioni, da lei non volute, del suo stalker Rafe. La
protagonista si ritrova a dover rinunciare ad ogni gesto comune, come andare a
fare la spesa o una passeggiata, che per lei diventano delle vere e proprie
imprese, perché ogni attimo è buono per Rafe. Non solo la difficoltà di vivere
in uno stato costante di paura ed ansia, ma soprattutto la difficoltà di farsi
credere dagli altri perché come molti ben sanno gli stalker sono spesso persone
"molto rispettabili". La Kendal ci racconta con un realismo
sorprendente la forza di una donna che cerca di fare di tutto per sopravvivere
e il fatto di partecipare, come giurata ad un caso analogo al suo, gli fa
capire che non sempre la giustizia aiuta i "buoni". Con un crescendo
di adrenalina, ci ritroviamo immersi in questo thriller psicologico in cui
l'autrice non tralascia niente e che non può lasciarci indifferenti. La sua
scrittura è reale e intensa e il fatto che questo sia un esordio, fa promettere
molto bene per il futuro. Vi lascio con questa frase: "Come tutte le
migliori fate madrine, la signorina Norton è autoritaria. Si alza in piedi per
andarsene...ma non senza avermi dato un ultimo ordine. Non aspettare troppo,
mia cara.".
TITOLO: IL
BACO DA SETA
AUTORE: Robert
Galbraith
CASA
EDITRICE:Salani
N.
PAGINE: 555
VALUTAZIONE: 5
“Consigliato a chi ha voglia di leggere un ottimo giallo con lo stile di un tempo ma
ambientato ai giorni nostri”.
TRAMA:Il baco da seta, seguito
de Il richiamo del cuculo, è il secondo romanzo della serie che ha per
protagonisti Cormoran Strike e la sua assistente, la giovane Robin Ellacott.
Quando lo scrittore Owen Quine scompare, sua moglie assume l’investigatore
privato Cormoran Strike. Lo scrittore ha appena terminato un manoscritto pieno
di ritratti al vetriolo di quasi tutte le persone che conosce. Se fosse
pubblicato, il libro rovinerebbe molte vite: perciò sono in tanti a voler
zittire lo scrittore. E quando Quine viene ritrovato morto, brutalmente
assassinato in circostanze bizzarre, Strike si trova in una corsa contro il
tempo per capire il movente di un assassino spietato, diverso da tutti quelli
che ha incontrato finora.
RECENSIONE:Dopo "Il richiamo del
cuculo", la Rowling torna con "Il baco da seta". Cambia la
trama ma non i protagonisti; l'investigatore privato Cormoran Strike e la sua
assistente Robin sono sempre in azione, alla ricerca di nuovi indizi. La trama
è più avvincente del precedente. Strike viene ingaggiato dalla moglie
dello scrittore Owen Quine perché ormai di lui si sono perse le tracce una
decina di giorni prima. Il mistero si infittisce perché sembra proprio che la
scomparsa dello scrittore sia legata a "Bombyx Mori" (la traduzione
latina di Baco da seta). Bombyx Mori è l'ultimo libro di Quine, un libro che
"fra le righe" mette in cattiva luce diverse persone famose
raccontandone particolari imbarazzanti e compromettenti. Un solo problema,
il libro non è stato mai dato alle stampe e quindi il cerchio si restringe ai
soli pochi che lo hanno letto che guarda caso sono proprio le persone coinvolte
nel libro. Ognuno di loro ha più di uno "scheletro" nell'armadio e
Strike si ritroverà a dover vedere un pò più chiaro in tutta questa
"nebbia". La Rowling (o Galbraith) è propria brava. Scrive i gialli
come quelli di una volta; il lettore non si deve scervellare pensando a chi
sarà la prossima vittima (come spesso succede in molti altri libri), ma dovrà
scervellarsi sperando di non perdersi nessun indizio. Credetemi mi sono
impegnata, ma la scrittrice con i suoi indizi/depistaggi mi ha traviato e non
mi ha fatto scoprire il colpevole. Un'altra cosa che ho veramente apprezzato è
il fatto che in questo secondo capitolo vengono anche approfondite le vite ed i
caratteri dei due protagonisti. Mi sono affezionata a Strike e Robin e non vedo
l'ora di leggere il prossimo libro. Intrigante, può creare dipendenza,
scorrevole e non prevedibile.
TITOLO: DIO
D’ILLUSIONI
AUTORE: Donna
Tartt
CASA
EDITRICE:Bur
N.
PAGINE: 622
VALUTAZIONE:
4
“Consigliato a chi ha voglia di
leggere un libro particolare, con
uno stile eccezionale, lungo, non crea dipendenza ma si legge bene”.
TRAMA:Un
piccolo raffinato college nel Vermont. Cinque ragazzi ricchi e viziati e il
loro insegnante di greco antico, un esteta che esercita sugli allievi una forte
seduzione spirituale. A loro si aggiunge un giovane piccolo borghese
squattrinato. In pigri weekend consumati tra gli stordimenti di alcol, droga e
sottili giochi d'amore, torna a galla il ricordo di un crimine di inaudita
violenza. Per nascondere il quale è ora necessario commeterne un altro ancora
più spietato...
RECENSIONE:Donna Tartt è una
scrittrice che quando si mette a scrivere, lo fa sul serio, visto che per ogni
romanzo gli occorre un decennio. Non lascia niente al caso ed ogni suo pensiero
diventa parola. Il suo stile mi affascina, ma mi lascia anche perplessa; è
veramente tutto necessario quello che scrive? Arrivati alla fine mi sono
risposta che probabilmente se avesse tolto anche qualcosina, il risultato non
sarebbe stato lo stesso. "Dio di illusioni" è il titolo italiano,
mentre quello originale è "The secret history"; per una volta
preferisco il nostro, molto più accattivante e rappresentativo. Il romanzo
racconta le vicende che sono accadute in un college esclusivo americano, nel
Vermont; di sei ragazzi, gli unici iscritti al corso di greco e di quello che
le illusioni, il poco buonsenso e l'irrealtà della vita, possono trasformare
qualcosa di "perfetto" in tragedia. Donna Tartt gioca molto con
l'equilibrio, e di come una scelta possa far pendere l'ago della bilancia dalla
parte sbagliata. Il protagonista è anche il narratore, che racconta la storia
con descrizioni e dettagli davvero minuziosi, lasciando ben poco
all'immaginazione e alla fantasia. I personaggi sono descritti così bene da
risultare quasi tangibili, reali. Leggendo la biografia della scrittrice ho
trovato che anche lei ha frequentato il college; ora la domanda mi sorge
spontanea: "Le sue descrizioni sono dettate dall'esperienza personale o da
altre cose?" Perché me la sono posta? Semplice, perché per quasi 3/4 del
romanzo, i personaggi o sono ubriachi, o sono sotto effetto di farmaci o
altro...Non proprio una bella immagine dei college e dei loro frequentatori. E'
un romanzo che non si può definire né giallo, né thriller. Non si legge
velocemente (oltre 600 pagine), non tanto per la quantità delle pagine, ma per
lo stile dell'autrice. Ti ritrovi a voltare pagina, non tanto perché non ne
puoi fare a meno, ma perché devi continuare, è un'attrazione particolare. Non
crea dipendenza, ma mi sento di consigliarlo comunque. Vi lascio con questa
frase: "In passato avevo amato quell'idea, che la nostra azione, cioè,
fosse servita a unirci: non eravamo amici normali, bensì amici per la vita e la
morte. Tale pensiero aveva rappresentato il mio solo conforto nel periodo
successivo all'assassinio di Bunny: ora mi dava la nausea il sapere che non
c'era via d'uscita. Ero legato a loro, a tutti loro, in modo definitivo”.
TITOLO: REBECCA
LA PRIMA MOGLIE
AUTORE: Daphne
Du Maurier
CASA
EDITRICE:Saggiatore
N.
PAGINE: 383
VALUTAZIONE: 4/5
“Consigliato a chi ha voglia di
leggere un giallo davvero
insolito,molto diverso da quelli di oggi, che ci insegna che spesso le nostre
paure possono condizionarci la vita”.
TRAMA:La
trama e le recensioni di Rebecca la prima moglie, romanzo di Daphne Du Maurier.
Una giovane dama di compagnia in vacanza a Montecarlo; Maxim de Winter, un
affascinante vedovo che le propone di sposarlo; Manderley, un'inquietante
castello della Cornovaglia che sembra vivere nel ricordo di Rebecca, defunta
moglie del giovane sposo, la cui inquietante presenza incombe sulla nuova
coppia ogni giorno di più. Ma il racconto è soprattutto l'indimenticabile
storia di una giovane donna consumata dall'amore e alla disperata ricerca della
sua identità.
RECENSIONE:Questo
libro per me è stato una vera sorpresa, la Du Maurier è riuscita a catapultarmi
nell'Inghilterra del Novecento e a farmi seguire con trepidazioni la storia
della protagonista. La prima cosa che mi ha colpito è che dopo aver letto tutto
il romanzo non ho mai saputo il nome di battesimo della protagonista, cosa che involontariamente
ci fa capire che ruolo la scrittrice le vuole attribuire. In breve tempo, la
protagonista passa da dama di compagnia di una signora particolarmente
antipatica, a diventare la nuova signora De Winter, senza capirne bene le
differenze. A soli 21 anni si trova sposata con un ricco vedovo, Maxim, che ha
il doppio dei suoi anni e una bellissima tenuta in Cornovaglia. La differenza
di età per lei non è un problema, lei ama il suo Maxim, il problema è che nella
sua nuova dimora, Manderley, tutto parla della prima moglie, Rebecca, annegata
l'anno prima. Ragazza impaurita dalla vita, goffa e incredibilmente insicura,
passerà i suoi primi mesi di matrimonio con lo spettro di Rebecca dietro. Tutti
le parlano di lei, Rebecca era capace di farsi amicizie ovunque e la sua
bellezza non aveva paragoni. Così la nuova signora De Winter si trova sempre in
difetto, convinta di non poter reggere il confronto con la rivale perché è
difficile combattere con i morti. La signora Danvers, la governante, non le renderà
sicuramente le cose più semplici. La sua più grande paura è che Maxim sia
ancora legato alla prima moglie, si sente come un rimpiazzo necessario a
riempire quella casa vuota. Quella casa che nessuno gli ha mai insegnato a
gestire. Quando abbiamo la svolta? Semplice come ogni donna la signora De
Winter dovrà mettere da parte il ruolo di comparsa e diventare la protagonista
della sua vita. La scrittura non è proprio leggerissima, ma il romanzo è
veramente avvincente e pieno di sorprese. La protagonista mi ha davvero
affascinato, a volte provavo pena, mi immedesimavo in lei, pensando a quante
persone purtroppo vivono con lo spettro del passato; molte altre volte mi
faceva rabbia perché non reagiva e non prendeva in mano la sua vita. Lo
consiglio, si può definire un giallo un pò particolare anche se fino a metà può
non sembrarlo.
TITOLO: È
COSÌ CHE SI UCCIDE
AUTORE: Mirko
Zilahy
CASA
EDITRICE: Longanese
N.
PAGINE: 407
VALUTAZIONE: 3/4
“Consigliato a chi ha voglia di
leggere un buon esordio nel mondo
del thriller che convince, ma fino a un certo punto”.
TRAMA:La
pioggia di fine estate è implacabile e lava via ogni traccia: ecco perché
stavolta la scena del crimine è un enigma indecifrabile. Una sola cosa è
chiara: chiunque abbia ucciso la donna, ancora non identificata, l’ha fatto con
la cura meticolosa di un chirurgo. Enrico Mancini non è un commissario come gli
altri. Si è specializzato a Quantico, lui, in crimini seriali. È un duro. Se
non fosse per quella inconfessabile debolezza nel posare gli occhi sui poveri
corpi vittime della cieca violenza altrui. È uno spettacolo a cui non riesce a
riabituarsi. E quell’odore. L’odore dell’inferno, pensa ogni volta. Così,
Mancini rifiuta il caso. Ma con il secondo omicidio che la città piomba
nell’incubo. Messo alle strette, il commissario è costretto ad accettare
l’indagine… Prima che il killer mostri a tutti – soprattutto a lui – che è così
che si uccide.
RECENSIONE:L'esordio
di un autore è sempre un avvenimento particolare; da una parte c'è la
diffidenza verso il non conosciuto, dall'altra c'è la curiosità...specialmente
se l'esordio è nel mondo del thriller e l'autore è italiano. Mirko Zilahy, pur
essendo un esordiente, ha già fatto molto nel mondo "dei libri". E'
stato, infatti, in Italia il traduttore del libro "Il cardellino" di
Donna Tartt, una scrittrice molto tosta. "É così che si uccide",
è ambientato a Roma e segue le tracce dell'Ombra, un serial killer che lascia
le sue vittime in posti poco conosciuti per i non residenti. Lo scrittore ci fa
quindi conoscere una Roma insolita, fuori dai soliti schemi. Il protagonista è
il commissario Enrico Mancini, affiancato dalla sua squadra composta da
elementi molto eterogenei fra loro e per questo più interessanti. Mentre
l'Ombra opera indisturbata, Mancini oltre a seguirne le orme, sta combattendo
una guerra interiore da cui non si è ancora ripreso. Non si sente ancora pronto
per tornare "in pista", ma non la pensa così il Questore, che sa che
Mancini, con le sue doti e i suoi studi, è l'unico che può fermare l'Ombra. “Lezione
numero dieci. Quando un uomo comincia ad uccidere non può più smettere”. L’Ombra,
infatti, è sempre in vantaggio e le descrizioni di Zilahy sulle vittime
lasciano poco all’immaginazione. I personaggi sono descritti in maniera
dettagliata e approfondita. L'autore, di ognuno di loro ci racconta uno
spaccato che va oltre il lavoro, fermandosi in maniera approfondita sul suo
protagonista. Mancini è un uomo che si muove con i guanti, ma nel vero
senso della parola “Aveva perso l’abitudine al contatto con le cose. Almeno fuori
da quella casa. Fuori dalla sua tana c’era un mondo su cui non avrebbe più
posato le mani”. Se dovessi valutare il libro per le sue prime
duecento-duecentotrenta pagine, il punteggio si avvicinerebbe a un cinque.
Conquistata, affascinata e immersa nella lettura, la mia curiosità e la suspense
erano costantemente alimentate. Ma ad un certo punto il registro cambia, stiamo
parlando di un libro di circa quattrocento pagine, Zilahy si lascia un po’
andare e senza esserne forse consapevole, da troppi elementi che ad un lettore
attento non possono sfuggire togliendo un po’ l'effetto sorpresa. Se da una
parte la mia autostima se ne sentiva appagata perché ormai il movente era ben
chiaro, dall'altro, il veder confermate le proprie teorie senza più molto da
scoprire ha un po’ abbassato il livello di attenzione. Mancini è davvero
una figura ben fatta anche se in alcuni punti la simpatia nei suoi confronti
può venire un po’ meno. Molteplici sono le spiegazioni e i metodi scientifici
descritti nel dettaglio, aprendoci gli occhi sul mondo criminale e su come
operare per fermarlo. Un libro che comunque consiglio, anche se viste le
aspettative della prima parte, può un po’ deludere sul finale. Forse la
prossima indagine del "debuttante" Mancini potrà sorprendere ancora
di più. Buona lettura!
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