AUTORE: Cheryl Strayed
CASA EDITRICE: Piemme
N. PAGINE: 403
VALUTAZIONE: 5
“Consigliato a chi ha voglia di leggere un bellissimo racconto di viaggio, in cui una donna per ritrovarsi, deve perdere tutto quello che ha..”
TRAMA: Dopo la morte prematura della madre, il traumatico naufragio del suo matrimonio, una giovinezza disordinata e difficile, Cheryl a soli ventisei anni si ritrova con la vita sconvolta. Alla ricerca di sé oltre che di un senso, decide di attraversare a piedi l'America selvaggia per oltre quattromila chilometri, tra montagne, foreste, animali, rocce impervie, torrenti impetuosi, caldo torrido e freddo estremo. Una scrittura intensa come la vicenda che racconta, da cui emergono con forza tutto il fascino degli spazi incontaminati e la fragilità della condizione umana di fronte a una natura grandiosa e potente. Una storia di avventura e formazione, di paura e coraggio, di fuga e rinascita.
RECENSIONE: 1995, Cheryl Strayed è arrivata ad un "punto di non ritorno"; decide di dare una svolta alla sua vita. La sua svolta si chiama Pacific Crest Trail (PCT). "Un mondo che pensavo avrebbe potuto fare di me la donna che sapevo di poter diventare e al tempo stesso risvegliare la ragazza che ero stata una volta. Un mondo che misurava sessanta centimetri di larghezza ed era lungo 4260 chilometri". A ventisei anni, con zero esperienza di trekking nella natura selvaggia, Cheryl si incammina con mostro (così chiamerà il suo zaino a causa del peso) ed a piedi e in solitudine attraverserà la California. Con la compagnia della natura, degli animali, dei pochi trekker incontrati e soprattutto dei libri, la protagonista (anche autrice del libro) proverà a ritrovarsi. Questo viaggio le insegnerà molte cose. Fra le prime che "la paura, in gran parte è figlia di ciò che ci raccontano e quindi io avevo scelto di raccontarmi una storia diversa da quella che narrano alle donne". Non solo, ma il PCT gli ha insegnato a conoscere i suoi limiti, l'umiltà e la forza di non arrendersi. "Il PCT mi aveva insegnato cos'era un chilometro, ero umile davanti a ciascuno di essi". Con una scrittura davvero eccellente e coinvolgente, la Strayed ci racconta la sua esperienza di "ragazza dei boschi". I suoi momenti no, le sue soddisfazioni, le sue paure e i suoi traguardi. Sono così sentite queste emozioni, da risultare anche un pò nostre. Sono un'amante dei racconti di viaggio, specialmente quando riguardano le donne e questo mi ha veramente colpito. Un viaggio affrontato negli anni in cui internet era ancora poco sviluppato..Schietto, avvincente e profondo; è una lettura che consiglio vivamente. A breve guarderò anche il film uscito da poco.
TITOLO: ORME.
UNA DONNA E QUATTRO CAMMELLI NEL DESERTO AUSTRALIANO
AUTORE: Robyn
Davidson
CASA
EDITRICE:Feltrinelli
N.
PAGINE: 262
VALUTAZIONE: 4/5
“Consigliato a chi ha voglia di
leggere un racconto di viaggio davvero insolito, in cui una donna decide di affrontare il deserto australiano in maniera davvero singolare".
TRAMA:Nel 1977 Robyn Davidson
attraversa a piedi il deserto australiano partendo da Alice Springs fino ad
arrivare all'Oceano Indiano, per complessive millesettecento miglia, con la
sola compagnia di quattro cammelli e del suo fedele cane. L'impresa è
raccontata "in diretta" da "National Geographic" grazie al
fotografo Rick Smolan, che segue la ragazza per tutto il viaggio. Robyn
Davidson, nata nel 1950 in una fattoria del Queensland, in Australia, ha
studiato biologia, filosofia, musica i lingua giapponese. Scrive per
"National Geographic" e per altre riviste.
RECENSIONE:Nella vita di ognuno di
noi può arrivare quel momento in cui abbiamo bisogno di fare qualcosa per noi
stessi. A Robyn Davidson (autrice del libro) è successo negli anni settanta
quando molto giovane ha deciso di fare qualcosa di veramente unico:
attraversare il bush australiano e arrivare all'Oceano Indiano. Per rendere il
suo sogno reale, la giovane australiana si trasferisce ad Alice Springs con
l'intenzione di imparare tutto il necessario per affrontare questo viaggio. In
primis, si ritrova a dover familiarizzare e imparare il più possibile sui
cammelli, animali davvero molto complicati e affascinanti con cui la Davidson
prima di allora non aveva mai avuto a che fare. Quando "l'apprendistato al
viaggio" (di cui si occupa la prima parte del libro) è terminato,
ovviamente non senza molte difficoltà, la Davidson parte grazie anche ai
finanziamenti ottenuto dalla rivista "National Geographic". 1700
miglia (2700 km) da Alice Springs fino a Hamelin Pool, fatti a piedi, con la
compagnia di 4 cammelli, un cane e tanta forza di volontà. Lungo il viaggio,
durato molti mesi, l'avventuriera farà molte conoscenze e soprattutto per
alcune tratte verrà affiancata dal fotografo Rick Smolan (che stava effettuando
il reportage del viaggio) e da alcuni simpatici aborigeni. Ma solo nella
solitudine la Davidson riuscirà a trovare quello per cui è partita: "depurare
il cervello di tutti i detriti estranei che lo avevano otturato, non avere la
protezione di nessuno, spogliarsi di tutte le sovrastrutture imposte dalla
società." Quello che non si poteva aspettare è il riscontro mediatico
della sua iniziativa, tanto da costringerla durante il percorso a nascondersi
dai turisti. La cosa la sorprende molto e la descriverà così: "Sembra
che la combinazione di una serie di elementi - donna, deserto, cammelli,
solitudine - avesse colpito l'immaginazione di questa era senza passioni e
senza cuore; e avesse acceso la fantasia delle persone che si vedono alienate;
prive di potere, incapaci di fare qualcosa in un mondo ormai
impazzito."" Con un'abile scrittura, la protagonista ci racconta in
prima persona il viaggio. Disperazione, paura del fallimento, follia,
solitudine, gioia, amore per i suoi animali e gratitudine si susseguono, pagina
dopo pagina. Ci mostra anche uno spaccato della società australiana degli anni
settanta in cui il rapporto bianchi/aborigeni e territorio/turismo ci fa
riflettere molto. Solitamente da un racconto di viaggio ti aspetti delle
descrizioni, se non spettacolari almeno allettanti; in "Orme"
(Tracks), la Davidson ci racconta molto poco e ci dobbiamo "accontentare"
delle emozioni che questi panorami suscitano in lei. Per fortuna il reportage
fatto dal fotografo (su internet se ne possono trovare alcuni scatti) ci
permette di seguire ancora di più le sue "orme" ; inoltre nel 2014 in
Italia ne è uscito anche il film che ho visto ed apprezzato ovviamente non come
il libro.
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