Ogni genere è contraddistinto da un colore, in modo da poterli riconoscere più facilmente. Se vi piace un libro in particolare, controllatene anche l'autore, potreste trovare altre opere interessanti!!!

Romanzi storici




TITOLO: L’ABBAZIA DEI CENTO DELITTI

AUTORE: Marcello Simoni

CASA EDITRICE: Newton Compton

N. PAGINE: 375

VALUTAZIONE: 4



Consigliato a chi ha voglia di leggere un buon romanzo storico, con intrighi, colpi di scena ed imprevisti. Molto piacevole e si legge velocemente”.

TRAMA:Ferrara, 1347. Il cavaliere Maynard de Rocheblanche sta indagando sulla truce morte del monaco Facio di Malaspina, collegata alla ricerca del leggendario Lapis exilii. Per far luce sulla vicenda, Maynard deve accedere alla corte estense e guadagnarsi la fiducia del marchese Obizzo, signore di Ferrara. Intanto, nella vicina abbazia di Pomposa, l’abate Andrea assiste impotente alla fuga del suo protetto, il giovane miniaturista Gualtiero de’ Bruni, diretto ad Avignone con la speranza di ritrovare la madre. Ma l’inaspettato dilagare della peste nera sovverte i piani di tutti, in particolare quelli di Maynard, che si vede costretto ad affidare i segreti della sua indagine a qualcun altro… Il custode prescelto saprà salvaguardare il mistero del Lapis exilii e proteggerlo dalle brame di chi vuole scoprire ciò che deve rimanere nascosto?


RECENSIONE:“L’abbazia dei cento delitti” di Marcello Simoni, è il secondo romanzo della saga “Codice Millenarius”. Mi sono ritrovata immersa in questo libro senza aver prima letto il precedente, ma grazie a tutti i riferimenti di Simoni, sono riuscita a seguire molto bene la trama. I personaggi sono molti e si trovano sparsi fra Ferrara (e dintorni) e Francia (Avignone e Reims). Il romanzo è ambientato fra il 1347 e il 1348. Tutto ruota intorno al segreto del Lapis Exilii. In molti sono a cercarlo, fra i più agguerriti troviamo il valoroso cavalieri francese Maynard de Rocheblanche e il cardinale Du Pouget. Fra gli altri personaggi risaltano l’abate Andrea, il giovane Gualtiero, la giovane Isabeau, Eudeline, sorella di Maynard e il marchese Obizzo d’Este. Fra intrighi, ricatti e continui colpi di scena, Simoni ci riporta nella Ferrara di un tempo, alla corte degli Este, senza farci dimenticare la peste che devastò l’Europa in quegli anni e la corruzione della chiesa. Un libro che si legge velocemente, in ogni pagina succede qualcosa. Nessuna digressione, solo fatti. Forse qualche dettaglio in più l’avrei preferito; a volte ero così intrigata da un passaggio che però, dopo neanche dieci righe, era finito e mi ritrovavo già da un’altra parte. Un grande scrittore di storici medioevali, che per le sue ambientazioni ed i suoi contenuti, mi ha ricordato un po’, sia Ken Follett (anche se le stupefacenti descrizioni storiche di Follett sono un po’ difficili da eguagliare) che Dan Brown.







TITOLO: L’INVENZIONE DELLE ALI

AUTORE: Sue Monk Kidd

CASA EDITRICE: Mondadori

N. PAGINE: 393

VALUTAZIONE: 4




Consigliato a chi ha voglia di leggere un libro sulla schiavitù americana e su una donna che pur contro tutti decide di dire no e di cambiare la sua vita”.

TRAMA:Charleston, South Carolina, 1803. Quando per il suo undicesimo compleanno Sarah Grimké riceve in regalo dalla madre una schiava della sua stessa età di nome Hetty, cerca inutilmente di rifiutare. Hetty anela alla libertà e Sarah promette di aiutarla. Come Hetty, anche lei è in qualche modo prigioniera di convenzioni e pregiudizi: in quanto donna non le viene permesso di diventare una giurista come il padre e i fratelli. Sarah sogna un mondo migliore, libero dalla schiavitù, e instaura con Hetty un rapporto speciale, insegnandole di nascosto a leggere e a scrivere. Seguiamo così il rapporto difficile ma speciale tra una ricca ragazza bianca e la sua schiava nera e le loro vicende umane nel corso di trentacinque anni, cui si aggiungono quelle della giovane sorella di Sarah, Nina.


 RECENSIONE:Sue Monk Kidd ha creato un romanzo che fra realtà e fantasia ci racconta una storia che ci fa riflettere. Due donne completamente diverse ma entrambe alla ricerca della propria libertà. Ci troviamo a Charleston, South Carolina, 1803. Sarah Grimké è una ragazza bianca, figlia di una famiglia ricca, che non riesce a trovare il suo posto perché per la società del tempo, una donna deve solo imparare ad essere una brava moglie, il resto è superfluo. Monella, chiamata dai suoi padroni Hetty, è nera ed è nata schiava e vive nella famiglia Grimké, è facile comprendere che tipo di libertà vorrebbe. Legate nel bene e nel male, le due ragazze, poi diventate donne, dovranno affrontare una società in cui nessuna delle due riesce a trovare lo spazio per “volare”. Il libro ci racconta la schiavitù vissuta negli stati del sud, dove nella mente dei bianchi è radicata l’idea che Dio abbia creato gli schiavi per lavorare per loro. Una società in cui la dignità umana viene calpestata e i “bianchi” si sentono giustificati nelle loro azioni. Per fortuna non tutti la pensano così. Ma gli schiavi sperano sempre, “Ce ne andremo di qui o moriremo provandoci”. L’autrice racconta le brutalità che gli schiavi devono subire, ma cerca sempre di farcelo capire senza andare fino in fondo, lasciando molto alla nostra immaginazione. Il romanzo è veramente molto bello e tocca degli argomenti particolarmente delicati; la scrittrice ha deciso di raccontare gli eventi alternando i pensieri e le vite delle due protagoniste che messe a confronto fanno vedere in maniera ancora più eclatante le differenze delle due realtà. Una pecca non indifferente è che il continuo alternarsi delle due a volte “sdubbia” un po’, perché ti stai affascinando ad un lato e ti ritrovi già dall’altra parte. Vi lascio con questa frase:
“Il rumore era nella lista dei peccati degli schiavi, che conoscevano a memoria. Primo: rubare. Secondo: disubbidire. Terzo: poltrire. Quarto: fare rumore. Uno schiavo avrebbe dovuto essere come lo Spirito Santo: non si vede, non si sente, ma è sempre pronto a intervenire”.






TITOLO: MEMORIE DI ADRIANO

AUTORE: Marguerite Yourcenar

CASA EDITRICE:Einaudi

N. PAGINE: 354

VALUTAZIONE: 5



Consigliato a chi ha voglia di leggere un capolavoro. Un libro che non si dimentica facilmente, in cui un’autrice mette a nudo i pensieri e le azioni di un grande uomo”.

TRAMA:Ricostruendo le memorie dell'imperatore romano, Marguerite Yourcenar ha voluto "rifare dall'interno quello che gli archeologi del secolo scorso hanno fatto dall'esterno". Ne risulta così un libro che è al tempo stesso un romanzo, un saggio storico, un'opera di poesia. Giudicando la propria vita di uomo e l'opera politica, Adriano non ignora che Roma finirà un giorno per tramontare; e tuttavia il suo senso dell'umano, ereditato dai Greci, gli fa capire l'importanza di pensare e di servire sino alla fine.

RECENSIONE:Una Margherita Yourcenar strepitosa, ci racconta, anzi ci fa raccontare direttamente dall'Imperatore Adriano, le sue memorie.
"Mi dicevo che a Roma mi attendevano due soli affari importanti: uno era la scelta del mio successore, che interessava tutto l'impero, l'altra era la mia morte, e concerneva me solo".
Un uomo che dopo una vita vissuta appieno, decide di lasciare le sue memorie ad un giovane Marco Aurelio, ma soprattutto le scrive per "conoscersi meglio prima di morire". Quello che l'autrice ci presenta è considerato da molti un capolavoro e posso dire che anch'io lo ritengo tale. Tra finzione e molta realtà (la Yourcenar, basta vedere la sua biografia, è sempre stata una donna che prima di realizzare un'opera si è sempre documentata in maniera approfondita), l'Imperatore ci viene presentato oltre che come uomo storico, con le sue vittorie e conquiste, soprattutto come essere umano, con il suo carattere, le sue debolezze, i suoi amori, la sua forza e il suo spirito. Per realizzare questa opera, l'autrice ci ha impiegato quasi trent'anni; iniziato da lei ventenne, venne ripreso più volte.
"Comunque, ero troppo giovane, ci sono libri che non si dovrebbero osare se non dopo i quarant'anni".

La cosa che colpisce è lo stile con cui ha deciso di scrivere questo testo; la Yourcenar ce ne spiega la sua scelta: "Se ho voluto scrivere queste Memorie di Adriano in prima persona è per fare a meno il più possibile di qualsiasi intermediario, compresa me stessa. Adriano era in grado di parlare della sua vita in modo più fermo, più sottile di come avrei saputo farlo io". Lo consiglio vivamente. Uno di quei libri che almeno una volta nella vita vanno letti.

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