TITOLO: È
COSÌ CHE SI UCCIDE
AUTORE: Mirko
Zilahy
CASA
EDITRICE: Longanese
N.
PAGINE: 407
VALUTAZIONE: 3/4
“Consigliato a chi ha voglia di
leggere un buon esordio nel mondo
del thriller che convince, ma fino a un certo punto”.
TRAMA:La
pioggia di fine estate è implacabile e lava via ogni traccia: ecco perché
stavolta la scena del crimine è un enigma indecifrabile. Una sola cosa è
chiara: chiunque abbia ucciso la donna, ancora non identificata, l’ha fatto con
la cura meticolosa di un chirurgo. Enrico Mancini non è un commissario come gli
altri. Si è specializzato a Quantico, lui, in crimini seriali. È un duro. Se
non fosse per quella inconfessabile debolezza nel posare gli occhi sui poveri
corpi vittime della cieca violenza altrui. È uno spettacolo a cui non riesce a
riabituarsi. E quell’odore. L’odore dell’inferno, pensa ogni volta. Così,
Mancini rifiuta il caso. Ma con il secondo omicidio che la città piomba
nell’incubo. Messo alle strette, il commissario è costretto ad accettare
l’indagine… Prima che il killer mostri a tutti – soprattutto a lui – che è così
che si uccide.
RECENSIONE:L'esordio
di un autore è sempre un avvenimento particolare; da una parte c'è la
diffidenza verso il non conosciuto, dall'altra c'è la curiosità...specialmente
se l'esordio è nel mondo del thriller e l'autore è italiano. Mirko Zilahy, pur
essendo un esordiente, ha già fatto molto nel mondo "dei libri". E'
stato, infatti, in Italia il traduttore del libro "Il cardellino" di
Donna Tartt, una scrittrice molto tosta. "É così che si uccide",
è ambientato a Roma e segue le tracce dell'Ombra, un serial killer che lascia
le sue vittime in posti poco conosciuti per i non residenti. Lo scrittore ci fa
quindi conoscere una Roma insolita, fuori dai soliti schemi. Il protagonista è
il commissario Enrico Mancini, affiancato dalla sua squadra composta da
elementi molto eterogenei fra loro e per questo più interessanti. Mentre
l'Ombra opera indisturbata, Mancini oltre a seguirne le orme, sta combattendo
una guerra interiore da cui non si è ancora ripreso. Non si sente ancora pronto
per tornare "in pista", ma non la pensa così il Questore, che sa che
Mancini, con le sue doti e i suoi studi, è l'unico che può fermare l'Ombra. “Lezione
numero dieci. Quando un uomo comincia ad uccidere non può più smettere”. L’Ombra,
infatti, è sempre in vantaggio e le descrizioni di Zilahy sulle vittime
lasciano poco all’immaginazione. I personaggi sono descritti in maniera
dettagliata e approfondita. L'autore, di ognuno di loro ci racconta uno
spaccato che va oltre il lavoro, fermandosi in maniera approfondita sul suo
protagonista. Mancini è un uomo che si muove con i guanti, ma nel vero
senso della parola “Aveva perso l’abitudine al contatto con le cose. Almeno fuori
da quella casa. Fuori dalla sua tana c’era un mondo su cui non avrebbe più
posato le mani”. Se dovessi valutare il libro per le sue prime
duecento-duecentotrenta pagine, il punteggio si avvicinerebbe a un cinque.
Conquistata, affascinata e immersa nella lettura, la mia curiosità e la suspense
erano costantemente alimentate. Ma ad un certo punto il registro cambia, stiamo
parlando di un libro di circa quattrocento pagine, Zilahy si lascia un po’
andare e senza esserne forse consapevole, da troppi elementi che ad un lettore
attento non possono sfuggire togliendo un po’ l'effetto sorpresa. Se da una
parte la mia autostima se ne sentiva appagata perché ormai il movente era ben
chiaro, dall'altro, il veder confermate le proprie teorie senza più molto da
scoprire ha un po’ abbassato il livello di attenzione. Mancini è davvero
una figura ben fatta anche se in alcuni punti la simpatia nei suoi confronti
può venire un po’ meno. Molteplici sono le spiegazioni e i metodi scientifici
descritti nel dettaglio, aprendoci gli occhi sul mondo criminale e su come
operare per fermarlo. Un libro che comunque consiglio, anche se viste le
aspettative della prima parte, può un po’ deludere sul finale. Forse la
prossima indagine del "debuttante" Mancini potrà sorprendere ancora
di più. Buona lettura!