Ogni genere è contraddistinto da un colore, in modo da poterli riconoscere più facilmente. Se vi piace un libro in particolare, controllatene anche l'autore, potreste trovare altre opere interessanti!!!

martedì 23 febbraio 2016

È COSÌ CHE SI UCCIDE





TITOLO: È COSÌ CHE SI UCCIDE

AUTORE: Mirko Zilahy

CASA EDITRICE: Longanese

N. PAGINE: 407

VALUTAZIONE: 3/4



Consigliato a chi ha voglia di leggere un buon esordio nel mondo del thriller che convince, ma fino a un certo punto”.

TRAMA:La pioggia di fine estate è implacabile e lava via ogni traccia: ecco perché stavolta la scena del crimine è un enigma indecifrabile. Una sola cosa è chiara: chiunque abbia ucciso la donna, ancora non identificata, l’ha fatto con la cura meticolosa di un chirurgo. Enrico Mancini non è un commissario come gli altri. Si è specializzato a Quantico, lui, in crimini seriali. È un duro. Se non fosse per quella inconfessabile debolezza nel posare gli occhi sui poveri corpi vittime della cieca violenza altrui. È uno spettacolo a cui non riesce a riabituarsi. E quell’odore. L’odore dell’inferno, pensa ogni volta. Così, Mancini rifiuta il caso. Ma con il secondo omicidio che la città piomba nell’incubo. Messo alle strette, il commissario è costretto ad accettare l’indagine… Prima che il killer mostri a tutti – soprattutto a lui – che è così che si uccide.


RECENSIONE:L'esordio di un autore è sempre un avvenimento particolare; da una parte c'è la diffidenza verso il non conosciuto, dall'altra c'è la curiosità...specialmente se l'esordio è nel mondo del thriller e l'autore è italiano. Mirko Zilahy, pur essendo un esordiente, ha già fatto molto nel mondo "dei libri". E' stato, infatti, in Italia il traduttore del libro "Il cardellino" di Donna Tartt, una scrittrice molto tosta. "É così che si uccide", è ambientato a Roma e segue le tracce dell'Ombra, un serial killer che lascia le sue vittime in posti poco conosciuti per i non residenti. Lo scrittore ci fa quindi conoscere una Roma insolita, fuori dai soliti schemi. Il protagonista è il commissario Enrico Mancini, affiancato dalla sua squadra composta da elementi molto eterogenei fra loro e per questo più interessanti. Mentre l'Ombra opera indisturbata, Mancini oltre a seguirne le orme, sta combattendo una guerra interiore da cui non si è ancora ripreso. Non si sente ancora pronto per tornare "in pista", ma non la pensa così il Questore, che sa che Mancini, con le sue doti e i suoi studi, è l'unico che può fermare l'Ombra. “Lezione numero dieci. Quando un uomo comincia ad uccidere non può più smettere”. L’Ombra, infatti, è sempre in vantaggio e le descrizioni di Zilahy sulle vittime lasciano poco all’immaginazione. I personaggi sono descritti in maniera dettagliata e approfondita. L'autore, di ognuno di loro ci racconta uno spaccato che va oltre il lavoro, fermandosi in maniera approfondita sul suo protagonista. Mancini è un uomo che si muove con i guanti, ma nel vero senso della parola “Aveva perso l’abitudine al contatto con le cose. Almeno fuori da quella casa. Fuori dalla sua tana c’era un mondo su cui non avrebbe più posato le mani”. Se dovessi valutare il libro per le sue prime duecento-duecentotrenta pagine, il punteggio si avvicinerebbe a un cinque. Conquistata, affascinata e immersa nella lettura, la mia curiosità e la suspense erano costantemente alimentate. Ma ad un certo punto il registro cambia, stiamo parlando di un libro di circa quattrocento pagine, Zilahy si lascia un po’ andare e senza esserne forse consapevole, da troppi elementi che ad un lettore attento non possono sfuggire togliendo un po’ l'effetto sorpresa. Se da una parte la mia autostima se ne sentiva appagata perché ormai il movente era ben chiaro, dall'altro, il veder confermate le proprie teorie senza più molto da scoprire ha un po’ abbassato il livello di attenzione. Mancini è davvero una figura ben fatta anche se in alcuni punti la simpatia nei suoi confronti può venire un po’ meno. Molteplici sono le spiegazioni e i metodi scientifici descritti nel dettaglio, aprendoci gli occhi sul mondo criminale e su come operare per fermarlo. Un libro che comunque consiglio, anche se viste le aspettative della prima parte, può un po’ deludere sul finale. Forse la prossima indagine del "debuttante" Mancini potrà sorprendere ancora di più. Buona lettura!

mercoledì 17 febbraio 2016

LUCERTOLA





TITOLO: LUCERTOLA

AUTORE: Banana Yoshimoto

CASA EDITRICE: Feltrinelli

N. PAGINE: 117

VALUTAZIONE: 4




Consigliato a chi ha voglia di leggere dei racconti che colpiscono il lettore, dove in poche pagine si racconta la trasformazione della vita dei personaggi”.

TRAMA:Sei bozzoli di preziosa seta esistenziale. Sei fili tesi dal destino. Sei racconti tessuti in una Tokyo sfolgorante di luci notturne e pulsante di vita. tutti feriti, chi da un trauma infantile, chi da un abbandono, chi da una storia d'amore tormentata, i protagonisti si sono chiusi in un guscio che li protegge ma insieme li separa dal mondo. Le loro esistenze sembrerebbero destinate a scorrere per sempre senza direzione, senza senso, senza sorprese, quando, improvvisa, si manifesta una possibilità di cambiamento radicale, la speranza di un rivolgimento. Ed ecco che sensazioni dimenticate si affacciano di nuovo limpide alla memoria, rimettendo in moto la ruota del tempo, della vita.

RECENSIONE:Non conoscevo Banana Yoshimoto “personalmente”, nel senso che ne avevo sentito parlare, ma non avevo mai letto niente di lei. Quando mi è stato consigliato “Lucertola” ho capito che forse potevo colmare questa mia lacuna. “Lucertola” è una piccola raccolta di sei racconti racchiusi in poco più di cento pagine, scritti dall’autrice nell’arco di due anni. Tutti ambientati a Tokyo, ci mostrano una città che dorme poco, sempre attiva e viva. Una città in cui i nostri protagonisti affrontano la loro trasformazione, non perdendo mai la speranza. Sei storie diverse ma tutte con il solito filo conduttore, la rinascita, una nuova possibilità. Fatti e personaggi messi a nudo. La Yoshimoto riesce in poche pagine a farti vedere l’anima dei suoi protagonisti, lei te la presenta, te la fa vedere, diventa quasi palpabile e poi la lascia andare per la sua strada, una strada che si porta dietro molto dolore e voglia di riscatto. I racconti che personalmente mi hanno più colpito e che ho trovato anche più completi sono “Strana storia sulla sponda del fiume” e “Lucertola” e aggiungerei anche “Sangue e acqua”. La Yoshimoto, preciso che mi posso basare solo su questa breve raccolta, ha uno stile molto semplice, racconta di persone comuni rendendole però speciali. Una piacevole “conoscenza” che approfondirò sicuramente. Buona lettura.
““Dai che è una bella lettera”, disse Akira continuando a guardare il video, senza girarsi verso di me.
“L’hai letta?” chiesi sorpresa. 
“No, ho visto la tua faccia mentre la leggevi” rispose.”

giovedì 4 febbraio 2016

TENTARE DI NON AMARTI




TITOLO: TENTARE DI NON AMARTI

AUTORE: Amabile Giusti

CASA EDITRICE: Amazon publishing

N. PAGINE: 342

VALUTAZIONE: 4



Consigliato a chi ha voglia di leggere lo stile meraviglioso della Giusti che si cimenta in una letteratura rosa un po’ insolita, con temi molto forti ed un linguaggio non proprio “da salotto”!

TRAMA:Penelope ha ventidue anni ed è una ragazza romantica e coraggiosa con una ciocca di capelli rosa e le unghie decorate con disegni bizzarri. Orfana, vive con la nonna malata nella misera periferia di una città americana, e ha rinunciato al college per starle vicina. Di notte prepara cocktail in un locale e di giorno lavora in biblioteca. Aspetta l’amore da sempre, quello con la A maiuscola. Un giorno Marcus, il nuovo vicino, entra nella vita di Penny come un ciclone. È tutt’altro che l’eroe sognato: ha venticinque anni, è rude, coperto di tatuaggi, ha gli occhi grigio ghiaccio e un piglio minaccioso. È in libertà vigilata e fa il buttafuori in un club. Tra i due nasce subito ostilità e sospetto ma, conoscendosi meglio, scopriranno di avere entrambi un passato doloroso e violento, ricordi da cancellare e segreti da nascondere. Una storia d’amore e rinascita, dolce e sensuale, tragica e catartica. L’incontro di due anime profondamente diverse darà vita a un amore che guarirà il dolore e l’odio del passato.


RECENSIONE:Leggere qualcosa scritto da Amabile Giusti è un piacere per i miei occhi e per la mia testa. La storia che ci racconta questa volta è davvero molto insolita rispetto a quelle che si ritrovano nella letteratura rosa. Penelope (Penny) è una giovane ragazza che per stare vicino alla nonna, decide di accantonare i suoi sogni e di trasferirsi da lei. Marcus è un tipo rude, è appena uscito di galera e in libertà vigilata, diventa il nuovo vicino di Penny. Il lavoro notturno di entrambi farà si che i due si conoscano e che il rapporto fra loro non parta proprio nel migliore dei modi. Entrambi hanno un passato che li ha segnati e che per rivedere un po’ “di luce” dovranno faticare non poco e “salire molti scalini”. La Giusti ci porta nei locali, nelle strade e nelle vite degli americani. Ci racconta la storia per bocca dei due protagonisti (anche se qualche capitolo avrà un altro punto di vista..) con punti di vista sia in prima che in terza persona e questa è davvero una novità. Una storia per niente banale, in alcuni casi con un linguaggio un po’ “volgare”, ma io alla Giusti riesco proprio a perdonare tutto! Non posso che consigliarvi questo romanzo, che tocca corde, molto profonde e pur rimanendo una letteratura rosa, non è così spensierato come dovrebbe essere e questo è un punto a suo favore. Iniziato non vorrete fermarvi fino alla fine…ovviamente è una lettura prettamente femminile e adatta a un pubblico che ama il genere. Grande Giusti, colpisci ancora! Dimenticavo, purtroppo al momento non è versione cartacea…spero proprio che qualcuno riesca a capire il suo potenziale e finalmente si possano comprare tutti i suoi libri in cartaceo!

RITRATTO DI DONNA IN CREMISI




TITOLO: RITRATTO DI DONNA IN CREMISI

AUTORE: Simona Ahrnstedt

CASA EDITRICE: Sperling & Kupfer

N. PAGINE: 430

VALUTAZIONE: 4/5



Consigliato a chi ha voglia di leggere una bellissima storia d’amore ambientata in Svezia nel 1880”.

TRAMA:Ritratto di donna in cremisi, opera di Simona Ahrnstedt edita da Sperling & Kupfer. Stoccolma, Teatro dell'Opera, dicembre 1880. Lei è Beatrice Lowenstrom, bellissima, dai meravigliosi capelli rosso fuoco, prigioniera della sua famiglia adottiva e delle loro rigide convenzioni borghesi. Lui e il carismatico Seth Hammerstaal, lo scapolo più discusso della città, affascinante e inaffidabile, che non ha mai vissuto secondo gli schemi. Quella sera, a teatro, le loro strade si incrociano per non separarsi mai più: Seth è incantato dall'intelligenza e dal fascino di Beatrice, una donna che non assomiglia a nessun'altra, e il loro sarà un amore complicato e fatale, unico e folle. Ma la famiglia di Beatrice ha in serbo per lei ben altro destino... 


RECENSIONE:Da amante di Jane Austen, venire a conoscenza che “la nuova Austen” è svedese, ha subito acceso il mio interesse. Simona Ahrnstedt inizia il suo racconto con qualcosa che turba il lettore, ovvero con un piccolo prologo che annuncia: "Aveva una vergine da vendere"; non si sa chi sia la vergine, ne tantomeno chi sia il "venditore" ancora meno "l’acquirente". Ma voltata pagina ci ritroviamo subito catapultati in Svezia, nel 1880, al Teatro dell'Opera, e dimenticandoci della piccola premessa ci godiamo la conoscenza dei nostri protagonisti. Lei è Beatrice Lowenstrom, giovane ragazza dai capelli rossi, orfana e per questo affidata alle cure del borghese zio, con l'unico conforto, nella sua vita, della presenza della cugina. Lui è il norvegese Seth Hammerstaal, ribelle, ricco, opportunista e inaffidabile. Subito fra i due scatta qualcosa che però può poco contro i progetti che lo zio ha per la fanciulla.
"Il ritratto di donna in cremisi" è un romanzo storico che più che parlare del periodo storico nel dettaglio, punta molto sui personaggi, o almeno sui protagonisti e sui loro sentimenti e caratteri e sui pensieri della società. Beatrice è una ragazza fuori luogo per il suo tempo, è assetata di cultura, legge libri e giornali ma è costretta a farlo di nascosto, perché per una donna del tempo, l'unica cosa importante è compiacere la famiglia e poi il marito e il fatto di essere anche orfana e con un padre che l'ha istruita rendono la cosa ancora più difficile. Una donna che ha assaporato la cultura non può da un giorno a un altro restarne digiuna, ma non è quello che pensa lo zio e soprattutto la società, una società in cui anche le donne approvano, che il loro unico scopo è quello di non sapere e di rendere felici i mariti. Solo un ribelle come Seth poteva trovare queste caratteristiche di Beatrice invece allettanti. La sua sagacia, la sua ironia e la sua intelligenza sono per lui elementi che la distinguono da quella massa di donne tutte uguali. Ovviamente il destino per loro ha in serbo molto cose, e la Ahrnstedt ci mette “un bel carico” di emozioni, senza tralasciare niente. Un romanzo storico più adatto a un pubblico femminile e soprattutto alle amanti degli amori impossibili e che non perdono la speranza anche perché qui c'è solo da sperare... Una Svezia bigotta, fredda, calcolatrice e che non rispetta la concezione della donna, anche se, in primis è la donna che non ne vuole sapere..renderanno questo romanzo sorprendente. Passione, incomprensione, vendetta, riscatto e ingiustizia sono gli ingrediente giusti che mescolati ben ben hanno creato un romanzo imperdibile per le appassionate del genere. Ritornando all'inizio...voglio ricordare che un diamante non è uno swarovski..possono brillare entrambi ma la luce e la consistenza non si possono neanche avvicinare..con questo voglio dire che la Ahrnstedt è brava, molto brava ma che il suo romanzo e la sua scrittura arrivano ora, quando hanno potuto imparare molto dal passato, un passato in cui un diamante come la Austen è riuscita a brillare non di luce riflessa ma di propria. Buona lettura!

mercoledì 3 febbraio 2016

QUANTO TI HO ODIATO





TITOLO: QUANTO TI HO ODIATO

AUTORE: Kody Keplinger

CASA EDITRICE: Newton Compton

N. PAGINE: 278

VALUTAZIONE: 4


Consigliato a chi ha voglia di leggere un libro adatto più ad un pubblico adolescenziale che però può anche non dispiacere alle più grandi..”.

TRAMA:Bianca Piper ha diciassette anni, è cinica ma leale e sa benissimo di non essere la più carina tra le sue amiche. D'altronde sa anche di essere più sveglia e intelligente rispetto a molte sue coetanee, che si lasciano incantare dal fascino di ragazzi come Wesley Rush, il più corteggiato e viscido della scuola. Bianca infatti detesta Wesley. Ma dato che le cose in famiglia non vanno granché bene e Bianca è alla disperata ricerca di una distrazione, un giorno si ritrova a baciare proprio Wesley. E... scopre che le piace! Tanto che, sempre più desiderosa di fuggire dai propri problemi familiari, finisce per farci sesso e per ricorrere a questo "diversivo" ogni volta che qualcosa va storto. Ma quando viene fuori che Wesley è bravo ad ascoltare e che anche la sua, di vita, è più scombinata del previsto, Bianca intuisce che la situazione le sta sfuggendo di mano e si rende conto con terrore che potrebbe essersi innamorata proprio del nemico...


RECENSIONE:La Keplinger ha scritto questo romanzo all’età di 19 anni e proprio la sua età gli ha permesso di raccontare molto bene l’adolescenza e tutte le difficoltà che si possono incontrare in quella fase della vita. Lo stile dell’autrice è  molto accattivante e se dalla trama può sembrare un libro un po’ banale, posso dire che personalmente mi sono divertita molto a seguire la protagonista Bianca. Bianca o meglio la nostra Duff (designated ugly fat friend) sta affrontando una fase molto difficile ed intensa della sua vita e l’unica soluzione che trova per “evadere” con la mente è decisamente fuori dagli schemi. Quello che Bianca non si può aspettare è che forse anche la persona più superficiale può indossare una maschera per difendersi dagli altri. “Quanto ti ho odiato” è una lettura “Young Adult” che affronta molti temi importanti, fra cui il non sentirsi accettati, il rapportarsi a genitori assenti e le difficoltà degli amori e dell’amicizia. Una storia da cui è stato tratto il film “A.s.s.o.” uscito nelle nostre sale l’anno scorso e che pur non avendolo visto, mi è bastato vedere il trailer per capire che forse il regista non ha letto il libro. Mi sento di consigliarsi ad un pubblico giovanile anche se può piacere pure alle più grandi. 

LA DONNA PERFETTA





TITOLO: LA DONNA PERFETTA

AUTORE: Amabile Giusti

CASA EDITRICE: Mondadori

N. PAGINE: 208

VALUTAZIONE: 2/3




Consigliato a chi ha voglia di leggere lo splendido stile della Giusti anche se questa volta la trama non è proprio nelle sue corde o almeno nelle mie..”.

TRAMA:Visto dal di fuori, Guido Masetti sembra il fidanzato ideale. Insegnante di lettere in un liceo di Napoli, amato dai suoi studenti, sensibile e idealista, sempre cordiale con quelli che incontra a partire dal proprietario del chioschetto dove, ogni giorno, compra fiori freschi per la fidanzata... È così che lo vede Giada, che però è separata da lui da un muro: una parete vera e propria, quella che divide la cucina di lei dal salotto di lui. Lei ha trentasei anni, fa la scrittrice di favole per bambine che sognano di diventare principesse ed è delusa dall'amore. Sogna un uomo romantico e divertente con uno sciame di grilli per la testa. Proprio come quel vicino di casa tanto sorridente e... così dolce con la sua fidanzata. Già: la fidanzata, ecco il problema. Le cose, però, a volte cambiano quando meno ce lo aspettiamo. Guido viene lasciato e cade in depressione. Ma proprio quando Giada sta per fare un passo verso di lui, qualcuno la precede. E Silvia, giovane e bellissima come un angelo. Suona alla porta di Guido e a entrambi basta uno sguardo per capire di avere molte cose in comune, cominciando dagli impressionisti francesi per arrivare alla passione per il Milan. Silvia è semplicemente... perfetta! Ma sarà proprio vero? E come mai Silvia sembra non volere farsi vedere da nessuno degli amici di Guido? È possibile che non sia come appare?


RECENSIONE:Di Amabile Giusti adoro lo stile, è una scrittrice contemporanea che però trova difficoltà a veder pubblicati i suoi lavori e per me è un vero dispiacere vedere scrittrici meno meritevoli pubblicate subito e lei invece, dopo anni, deve ancora “sgomitare” per vedere un suo lavoro edito. “La donna perfetta” è il libro da cui è stato tratto il film con Claudio Bisio “Ma che bella sorpresa”. Una novità, per chi conosce la Giusti, questo genere di trama che personalmente non mi ha colpito. Guido è un insegnante di lettere in un liceo a Napoli e pur essendo milanese ha deciso di rimanere lì per amore. La sua vicina di appartamento è Giada e segretamente è innamorata di lui, ma per ora non è mai riuscita a dichiararsi. Una serie di eventi rocamboleschi e divertenti sconvolgeranno la vita di Guido. Fra i personaggi più simpatici spiccano il napoletano Paolo e i fantastici genitori di Guido. Pur essendo un romanzo leggero, ha la sua morale. L'autrice ha deciso di dar voce a molti dei suoi protagonisti e più punti di vista racconteranno la storia. Come ho detto all’inizio, lo stile della Giusti è fantastico anche in questo caso, ma è la trama, un po’ fuori dai suoi schemi, che non mi ha convinto più di tanto. Sono abituata a leggere altro di lei, pur essendo una scrittrice che varia molto, questo genere non è proprio nelle mie corde. Per gli amanti della Giusti ne rimarrete forse un po’ delusi…se invece siete amanti di questo genere, allora il suo stile sarà un valore aggiunto. Buona lettura!

lunedì 1 febbraio 2016

CRISTO SI È FERMATO A EBOLI





TITOLO: CRISTO SI È FERMATO A EBOLI

AUTORE: Carlo Levi

CASA EDITRICE: Mondadori

N. PAGINE: 214

VALUTAZIONE: 4



Consigliato a chi ha voglia di leggere un libro che ci racconta il mondo contadino del Sud, degli anni ’30, vissuto da uno del Nord”.

TRAMA:"Eboli - dicono i lucani tra cui Levi fu mandato al confino dal fascismo - e l'ultimo paese di cristiani. Cristiano è uguale a uomo. Nei paesi successivi, i nostri, non si vive da cristiani, ma da animali". Dice Italo Calvino in uno dei due testi che introducono questo volume: "La peculiarità di Carlo Levi sta in questo: che egli è il testimone della presenza di un altro tempo all'interno del nostro tempo, è l'ambasciatore d'un altro mondo all'interno del nostro mondo. Possiamo definire questo mondo il mondo che vive fuori della nostra storia di fronte al mondo che vive nella storia. Naturalmente questa è una definizione esterna, è, diciamo, la situazione di partenza dell'opera di Carlo Levi: il protagonista di "Cristo si è fermato a Eboli" è un uomo impegnato nella storia che viene a trovarsi nel cuore di un Sud stregonesco, magico, e vede che quelle che erano per lui le ragioni in gioco qui non valgono più, sono in gioco altre ragioni, altre opposizioni nello stesso tempo più complesse e più elementari".


RECENSIONE:”- Noi non siamo cristiani, - essi dicono, - Cristo si è fermato a Eboli -…Le stagioni scorrono sulla fatica contadina, oggi come tremila anni prima di Cristo: nessun messaggio umano o divino si è rivolto a questa povertà refrattaria”. Così comincia il romanzo che Carlo Levi scrisse sulla sua esperienza da confinato. Durante il periodo fascista fu spedito in un piccolo paesino della Lucania. Lui, pittore, scrittore e medico, dalla sua Torino, si ritrovò prima a Grassano e poi nell’ancora più sperduto paesino di Gagliano. Un paese in cui gli abitanti si raccontano così: "C'è la grandine, le frane, la siccità, la malaria, e c'è lo Stato. Sono dei mali inevitabili, ci sono sempre stati e ci saranno per sempre. Ci fanno ammazzare le capre, ci portano via i mobili di casa, e adesso ci manderanno a fare la guerra." Un luogo in cui la vita segue le tradizioni, tradizioni che non permettono a una donna di andare da sola in casa di un uomo e che per la morte dei cari gli fa portare il lutto per anni; tradizioni che vedono lo spazio di un letto diviso in tre strati ("per terra le bestie, sul letto gli uomini, e nell'aria i lattanti") e che oltre alle streghe crede anche che un ritratto sottragga qualcosa alla persona ritratta. Carlo Levi ci porta in Lucania, un territorio per me molto importante perché le mie origini paterne vengono proprio da li. Levi ci fa conoscere gli usi e la cultura del mondo contadino. Con le sue musiche, le sue fissazioni, i suoi pettegolezzi e l'amore per i propri cari e l'odio per i nemici, l'emigrazione verso l'America e le sensazioni che la guerra porta. Uno spaccato di vita contadina che ci fa anche male per l'arretratezza e le manchevolezze che ci sono state "Finché gli affari del nostro paese, la nostra vita e la nostra morte, saranno in mano a quelli di Roma, saremo dunque sempre come bestie". Un romanzo vero, vissuto e soprattutto lento, come la lentezza dello scorrere del tempo per il nostro protagonista. Un libro che consiglio e che non lascia indifferenti e che ci fa conoscere uno stile di vita molto diverso dal nostro ma anche di quello di molte persone del 1935. Il Sud raccontato e vissuto da uno del Nord.