Ogni genere è contraddistinto da un colore, in modo da poterli riconoscere più facilmente. Se vi piace un libro in particolare, controllatene anche l'autore, potreste trovare altre opere interessanti!!!

Arte





TITOLO: STORIA DELLA BELLEZZA

AUTORE: Umberto Eco

CASA EDITRICE: Bompiani

N. PAGINE: 438

VALUTAZIONE: 5




Consigliato a chi ha voglia di leggere un bel libro sull’arte, ricordando anche che a questo c'è un seguito intitolato "Storia della Bruttezza" che troverete subito di seguito; ma lo consiglio anche a chi volesse provare una lettura intellettuale che può avvicinare all'arte in tutte le sue sfaccettature, infatti all'interno del testo sono citati moltissimi scrittori, poeti e filosofi”.

TRAMA:La Bellezza non è mai stata, nel corso dei secoli, un valore assoluto e atemporale: sia la Bellezza fisica, che la Bellezza divina hanno assunto forme diverse: è stata armonica o dionisiaca, si è associata alla mostruosità nel Medioevo e all'armonia delle sfere celesti nel Rinascimento; ha assunto le forme del "non so che" nel periodo romantico per poi farsi artificio, scherzo, citazione in tutto il Novecento. Partendo da questo presupposto, Umberto Eco ha curato un percorso che non è una semplice storia dell'arte, né una storia dell'estetica, ma si avvale della storia dell'arte e della storia dell'estetica per ripercorrere la storia di un'intera cultura dal punto di vista iconografico e letterario-filosofico.


RECENSIONE:Oggi è davvero molto difficile dare una definizione di Bellezza. I gusti sono talmente soggettivi che quello che una persona può reputare bello, per un'altra può non esserlo; senza considerare il bombardamento continuo che riceviamo dai media che influisce molto sulle nostre scelte (basta vedere i giovani che vedono il bello nell'omologazione). Umberto Eco, con il suo saggio "Storia della Bellezza" cerca di mettere un pò d'ordine dove è difficile trovarlo. L'aggettivo bello (come lo definisce l'autore) è usato per indicare qualcosa che piace, che forse desidereremmo possedere, ma che non cesserà di essere piacevole anche se non è nostro. Con il suo saggio (che si può anche considerare una piccola enciclopedia sull'arte) Eco ci presenta una rassegna delle idee di Bellezza attraverso i secoli. E' un viaggio nel mondo dell'Occidente, dagli antichi greci fino al XX secolo.
Con il supporto di bellissime immagini artistiche e di testi poeti e filosofici, l'autore ci racconta l'evoluzione che ha cambiato di volta in volta il significato alla parola Bellezza.Essendo un'appassionata d'arte, ho trovato questo volume davvero molto interessante; un piccolo scrigno che mi ha permesso di "viaggiare" nella storia alla ricerca di autori più o meno conosciuti. So di essere sentimentale, ma io rientro in quella categoria di persone che si emozionano davanti un'opera d'arte.Mi rendo conto che il linguaggio utilizzato non è dei più semplici anche se ad ogni riferimento troviamo a fondo pagina una spiegazione che può aiutare nella comprensione.







TITOLO: STORIA DELLA BRUTTEZZA

AUTORE: Umberto Eco

CASA EDITRICE: Bompiani

N. PAGINE: 455

VALUTAZIONE: 4/5




Consigliato a chi ha voglia di leggere un libro capace di farci rivivere la storia, dal passato ai giorni nostri, facendoci capire l’evoluzione del brutto nel tempo ed i cambiamenti della società”.

TRAMA:Questo libro fa seguito al precedente "Storia della bellezza". Apparentemente bellezza e bruttezza sono concetti che si implicano l'uno con l'altro, e di solito s'intende la bruttezza come l'opposto della bellezza tanto che basterebbe definire la prima per sapere cosa sia l'altra. Ma le varie manifestazioni del brutto attraverso i secoli sono più ricche e imprevedibili di quanto comunemente si pensi. Ed ecco che sia i brani antologici che le straordinarie illustrazioni di questo libro ci fanno percorrere un itinerario sorprendente tra incubi, terrori e amori di quasi tremila anni, dove gli atti di ripulsa vanno di pari passo con toccanti moti di compassione, e al rifiuto della deformità si accompagnano estasi decadenti per le più seducenti violazioni di ogni canone classico. Tra demoni, folli, orribili nemici e presenze perturbanti, tra abissi rivoltanti e difformità che sfiorano il sublime, freaks e morti viventi, si scopre una vena iconografica vastissima e spesso insospettata. Così che, incontrando via via su queste pagine brutto di natura, brutto spirituale, asimmetria, disarmonia, sfiguramento, in un succedersi di meschino, debole, vile, banale, casuale, arbitrario, rozzo, ripugnante, goffo, orrendo, insulso, nauseante, criminoso, spettrale, satanico, repellente, sgradevole, grottesco, abominevole, odioso, indecente, immondo, spaventoso, abbietto, spiacevole e indecente, il primo editore straniero che ha visto quest'opere ha esclamato: "Come è bella la bruttezza".


RECENSIONE:Con “Storia della Bruttezza” si conclude il ciclo iniziato con “Storia della Bellezza”. La Bruttezza è un argomento molto interessante, che spesso viene solo considerata come l’antitesi della Bellezza, ma in realtà dietro c’è molto di più. Eco (con la sua solita maestria) è un narratore eccezionale, che non stanca, ma anzi che ti incuriosisce e ti porta ad approfondire ulteriormente l’argomento (ho annotato vari titoli presi da lui come riferimenti). Anche perché non si limita solo ad “un’arte”, ma ne fa interagire più di una. Letteratura, arte, fotografia e cinema ci raccontano come il brutto è cambiato nei secoli, dal mondo classico fino ai giorni nostri. Una Bruttezza che cambia in continuazione, mutevole, che viene influenzata dalla società, dai tempi, dalla cultura e che in ognuno di noi, scatena qualcosa di difficilmente spiegabile. Quello che era brutto ieri può diventare il bello di domani.
Quello che è sicuro, è che ci colpisce dal punto di vista psicologico:
“ciò che è triste, terribile, perfino orrendo ci attira con un fascino irresistibile e che da “scene di dolore e di terrore noi ci sentiamo respinti e con pari forza riattratti”, per cui divoriamo con avidità vicende di spettri capaci di farci rizzare i capelli.” “Per esempio nelle arti delle memoria, sin dall’antichità, per poter ricordare parole e concetti, si consigliava di associarle a diverse stanza di un palazzo o a diversi luoghi di una città dove apparivano statue orripilanti, difficili da dimenticare.” Con una carrellata di immagini e di riferimenti bibliografici, il concetto di Bruttezza assume contorni più delineati. Anche questo volume, come l’altro, si presenta come una piccola enciclopedia. Il linguaggio è molto ricercato, curato e colto, non semplicissimo ma fattibile anche per chi non è esperto o appassionato di arte. Rispetto all’altro, alcune immagini sono molto forti e “dure” da digerire, ma basta voltare pagina velocemente che il resto merita tutto. Anch’io ho ceduto al fascino del brutto, fin dagli studi delle scuole medie, durante le lezioni di mitologia, quelli che mi ricordavo meglio e che mi affascinavano di più era i mostri (medusa, minotauro, arpie e centauri) che ricordo tuttora. Una piccola chicca, una pagina del volume è completamente dedicata a: per loro erano brutti (pag 393). Vi lascio qualche curiosità di questa stupenda pagina: “Quel ragazzo non ha il minimo talento (Manet a Monet su Renoir)”; “Non sa recitare, non sa cantare ed è calvo. Se la cava un po’ con la danza (dirigente della Metro dopo un provino di Fred Astaire, 1928)” “Moby Dick è un libro triste, squallido, piatto, addirittura ridicolo..Quel capitano pazzo, poi, è di una noi mortale (The Southern Quarterly Review, 1851)”

C’è speranza per tutti allora..







TITOLO: CHE COS’E’ L’ARTE?

AUTORE: Lev Tolstoj

CASA EDITRICE: Donzelli

N. PAGINE: 249

VALUTAZIONE: 4





Consigliato a chi ha voglia di leggere Tolstoj in versione insolita. E’ indicato sia agli appassionati di arte ma anche a quelli di letteratura. Un Tolstoj privo di freni davvero molto divertente..”

TRAMA:L'architettura, la scultura, la pittura, la musica, la poesia sono forme di quella che comunemente chiamiamo arte. Se prendiamo, ad esempio, l'architettura, vediamo che ci sono edifici modesti che non sono opere d'arte e persino edifici malriusciti con ingiustificate pretese artistiche; come si fa allora a distinguere l'arte da ciò che è semplicemente utile e dai presunti gesti artistici fini a se stessi? In cosa consiste il tratto distintivo di un'opera d'arte? L'arte è quell'attività che produce il bello, non si esita a rispondere, ma cosa s'intende per bello? Di domanda in domanda, Tolstoj passa in rassegna l'evoluzione di concetti di base quali il bello, l'utile, il gusto, la verità, il giusto, attraverso la filosofia, l'estetica, la critica d'arte, la letteratura; senza lesinare esempi concreti, giudizi perentori e stroncature sull'opera di tanti talenti consacrati. L'arte vera, sostiene Tolstoj, è quella che contagia, che è capace di suscitare nell'uomo quel sentimento di gioia nella comunione spirituale con l'artista e con gli altri che contemplano la stessa opera d'arte. In questo modo l'arte può stimolare la convivenza pacifica tra gli uomini mediante la loro libera e gioiosa attività e può dunque contribuire a sopprimere la violenza, facendo in modo che i sentimenti di fratellanza e amore per il prossimo, oggi accessibili solo ai migliori, diventino sentimenti abituali, istintivi in tutti.


RECENSIONE:Arrivati alla conclusione di questo testo, a primo impatto, molti potrebbero definirlo un libro che si odia o si ama. Questi sentimenti potrebbero scaturire dalla concezione “molto” forte di arte da parte di Tolstoj che non accetta scappatoie e vede la sua idea come unica. Questo saggio è stato pubblicato nel 1897, ed è stato preparato nel corso di più anni, tra cui è intercorsa anche la crisi spirituale che colpì l’autore agli inizi degli anni ’80 dell'ottocento. Per Tolstoj, l’arte è solo e unicamente espressione della coscienza religiosa dell’uomo. Forse se mi fossi fermata anch’io a questa considerazione, probabilmente, avrei odiato questo libro o l’avrei considerato parziale. Ma come si può ben capire dal titolo di questa recensione, qui Tolstoj si mostra diretto, “senza peli sulla lingua” e non le manda a dire a nessuno, ci pensa lui. Critico, spietato e risoluto. Ho apprezzato tantissimo il fatto che non si sia messo a criticare fra le righe ma che invece abbia messo nomi e cognomi dei vari autori e colleghi da lui disprezzati e ovviamente senza dimenticare di elogiarne altri. Chi non ha superato il suo “esame” è stato letteralmente massacrato. Fra gli altri non ho potuto non ridere sulle sue opinioni sui poeti maledetti, la mia insegnante delle superiori mi ci fece stare mesi… Altra cosa che ho apprezzato tantissimo è che prima di tutto quando parla di arte, si riferisce ad essa, come all’insieme di tutte le arti (pittura, musica, scultura, poesia ecc..) senza distinzione fra minori o maggiori. E’ il suo attacco diretto agli autori (senza escludere nessuno, neppure lui medesimo) è esilarante e divertente:"Tutti i versi di questi autori sono ugualmente incomprensibili, oppure si capiscono solo in parte e a prezzo d'un grave sforzo";
“E’ perciò affermare che un uomo non capisce la mia arte perché è ancora troppo sciocco significa peccare e scaricare le proprie colpe addosso agli altri”.
Inoltre inneggia l'arte popolare, quella che non ha bisogno di spiegazioni ma che è subito compresa da tutti. “Ma un’opera d’arte si distingue da ogni altra attività spirituale proprio perché il suo linguaggio è comprensibile per tutti, perché trascina tutti senza distinzioni”. 

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